Ho scoperto il giornalismo e la passione per le storie quando a 7 anni, ho smesso di cenare guardando Tom e Jerri, e ho cominciato a seguire “Il Fatto” di Enzo Biagi.
Non avevo interessi prodigiosi - affatto, mi piaceva ballare e cantare,
in continuazione - semplicemente il nonno (seguace di politica,
inchieste, processi e attualità) decise che era il
momento: “basta cu sti cartoni figghia mia, pinsamu alli cose serie, uardamune lu Fattu ti osce”. E io mi sono adeguata, all’inizio con qualche difficoltà, poi con interesse crescente. Biagi nei miei ricordi è l’unico cronista del ‘900. Una firma del giornalismo stampato, ma per me soprattutto un volto familiare, un uomo elegante di cui potevo fidarmi, un signore molto intelligente che per 15 minuti ogni sera mi spiegava “le cose serie”. Oggi è il decimo anniversario della sua morte e rivederlo, riascoltarlo in questa intervista mi ha confermato l’ammirazione di un tempo.
momento: “basta cu sti cartoni figghia mia, pinsamu alli cose serie, uardamune lu Fattu ti osce”. E io mi sono adeguata, all’inizio con qualche difficoltà, poi con interesse crescente. Biagi nei miei ricordi è l’unico cronista del ‘900. Una firma del giornalismo stampato, ma per me soprattutto un volto familiare, un uomo elegante di cui potevo fidarmi, un signore molto intelligente che per 15 minuti ogni sera mi spiegava “le cose serie”. Oggi è il decimo anniversario della sua morte e rivederlo, riascoltarlo in questa intervista mi ha confermato l’ammirazione di un tempo.
Commenti
Posta un commento