Perché Palermo parla chiaro, ti spiega le cose per bene e tu le capisci.
Emblema delle migrazioni, del cambiamento climatico, delle intersezioni geografiche, delle stratificazioni sociali, Palermo parla il dialetto con tutti, pure con l’Africa del Nord e il Medioriente, e si fa capire.
Non gliene frega niente se non hai tempo, se ti scade il grattino, devi andare in bagno, se sei in vacanza, in esilio, in cerca di un rifugio o di un lavoro, per lei è sempre il momento adatto per spiegarti come il mondo l'ha cambiata e come lei continua a cambiare il mondo (e in quel frangente sta cambiando anche te).
Al mercato, al porto, a teatro, al municipio. Chiunque tu sia. Ti sta cambiando.
E per parlarti meglio usa l’arte, si fa scenario dirompente di opere e visioni, diventa protagonista di Manifesta12 e catalizzatrice di idee, riflette su un presente diverso, fondato sulla cultura, sulla creatività, sulla partecipazione, sul welfare, sulla rigenerazione urbana ed umana.
Una biennale nomade europea, più politica che mai, che porta come significante il dipinto del 1875 di Francesco Lojacono “Veduta di Palermo” raffigurante un giardino tipico, dove nessuna delle piante presenti è indigena: gli ulivi arrivano dall’Asia, gli eucalipti dall’Australia, i fichi d’India dal Messico, il limone – simbolo della Sicilia – l’hanno portato gli arabi, e per meglio spiegare il concetto entra in scena Gilles Clément con la teoria del 1997 “Il giardino planetario”, dove il mondo è fatto di varietà, mescolanze, semi, capitali e ibridazioni feconde.
Il palinsesto delle rivelazioni è ancora lungo. Accanto a te passano in rassegna luoghi in ripresa, e spazi in attesa, il buono e il cattivo tempo stanno vicini vicini e ti mostrano tutto quello che può accadere in un caso o nell’altro. Senza accorgertene stai assistendo ad una lezione sulla coesistenza che non ti troverà più uguale a prima. La decadenza e la rinascita ti stanno chiedendo con forza come vuoi continuare a vivere. E tu pensi che sia l’effetto della caponata che hai mangiato un’ora prima, e invece è la città che ti si sta muovendo dentro e ti sta cambiando.
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