Il maestro, col maglione rosso e lo
sguardo appassionato, si è mostrato molto generoso con il pubblico in
sala e ha voluto ricordare i suoi esordi cinematografici da “negretto”
(termine utilizzato negli anni ‘50/‘60 per definire i ragazzi impegnati
nella stesura dei soggetti, accanto a grandi registi) soffermandosi sul
periodo di “Totò Tarzan”, quando Totò, appunto, leggendo le battute da
copione, scoppiava in grosse risate sulle scritture di Scola,
gratificandolo, immediatamente di quello “sporco” lavoro. “E’ stato il
momento di cui vado più fiero” – ha detto il Maestro – “Ero sul punto di
farmi il biglietto da visita, con su scritto: Ettore Scola “Negretto”,
tanto ero felice”.
“La mia generazione ha avuto la fortuna
di avere gente che ammiravamo e stimavamo. Oggi la generazione dei
nuovi registi, purtroppo, non ha modelli a cui ispirarsi” – riconosce
amaramente Scola, riflettendo sui tempi moderni e mettendoli a confronto
con quello che è stato – “Io vengo da un contesto uscito dalla guerra,
dal nazismo, dal fascismo che per forza di cosa ci ha portato ad amare
l’Italia. Oggi dire di amare l’Italia è dura. Come si fa ad amare
l’Italia oggi? Prima c’erano macerie create da altri, oggi il colpevole è
difficile da trovare. Oggi la realtà è difficile da interpretare. Siamo
in un’Italia che è difficile da amare; la colpa è delle responsabilità
collettive e personali, e di chi non ha capito cosa stava succedendo“.
“Dobbiamo risalire a Berlinguer per trovare uno che ci soddisfa, perché
lui aveva individuato con precisione che la questione morale era la
prima per l’Italia. Oggi invece tutti liberi, tutti rubano. Difficile,
inseguire quello che ha rubato, perché rubano tutti. I giovani registi
italiani sicuramente sanno come va fatto un film, ma quello che manca è l’orizzonte dove spingere lo sguardo. Noi sapevamo dove dovevamo guardare”.
Ettore Scola 83enne di Trevico, è una vera e propria icona del Cinema Italiano, tra i suoi capolavori ricordiamo: “C’eravamo tanto amati”1974, “Una giornata particolare”1977,“La Famiglia”1987, “La Terrazza” 1980.
Maria Angela Nestola
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