Una
delle firme dell’alta moda italiana, il fondatore di Costume National,
racconta l’origine della sua formazione in Giappone. Un viaggio nella
moda che diventa viaggio nell’anima e nelle tradizioni, tra Puglia e
Zen. È il 1983 quando Ennio Capasa, poco più che ventenne, lascia la sua
Puglia per Tokyo.
Lì incontra Yohji Yamamoto, uno dei geni lungimiranti
della moda degli anni ottanta, un uomo che ha sovvertito i principi del
vestire europeo introducendo l’idea e la sottile atmosfera di un
equilibrio di stile, materiali e portamento che ha influenzato gli anni
successivi in misura esponenziale.
L’atelier di Yamamoto è quasi un “tempio” ed è lì che Capasa inizia a capire le profonde differenze tra il mondo da cui proviene e quello in cui è arrivato. Differenze che non riguardano solo gli aspetti materiali del Giappone (la tecnologia, il cibo, i terremoti…) ma quelli più essenzialmente culturali: il carattere gerarchico e militaristico della società, il modo di lavorare, perfino il modo di fare sesso.
Pochi anni dopo, Costume National diventerà protagonista delle sfilate mondiali e l’educazione estetica di Capasa avrà già i tratti inconfondibili che hanno decretato il suo successo internazionale. Un artigiano del profondo, dell’anima, capace di dare alla moda il respiro dello spirito orientale.
Ennio Capasa presenta il 12 settembre, alla Galleria Carla Sozzani di Milano, “Un mondo nuovo”, il libro sarà presentato dallo scrittore e sceneggiatore Ivan Cotroneo, e dalle letture di Stefania Rocca.
Maria Angela Nestola
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